domenica 10 dicembre 2006

GUSTO

L’attore non dovra’ anticipare la fine della sua prestazione prima che questa non sia ancora arrivata: l’attore deve pensare a soppravvivere al suo ruolo. Se l’attore cerca di programmare la sua performance, lo spettatore lo sente e anticipa anch’egli la fine prima che essa non sia prodotta.
L’individuo possiede 2 livelli di coscienza: un livello intimo o privato che fa intervenire piu’ particolarmente il subconscio e fa vedere il sogno , ed un livello cosciente che si mobilità dal momento che si accede ad una vita sociale, per esempio quando si va in strada. L’attore sperimenta una relazione pubblica speciale quando entra in scena , e questa esige un terzo livello di coscienza superiore che si articola sui due altri livelli e li supera.
Un attore che si accontenterà dei due primi livelli sulla scena obbligherà il pubblico a dividere il proprio settore familiare senza poter evitare di scusarsi o di preoccuparsi di mostrarsi. L’attore dovrà far prova di una energia di “pubblicazione di se” che corrisponde al fatto di essere in scena.
Essere in scena implica una tripla relazione : relazione con se, relazione con il partner e relazione con il pubblico . La pubblicazione comincia dall’esplorazione della relazione a se che è la condizione di giustezza. E’ perché l’attore dovrà cominciare a gustare per se stesso il proprio testo qualunque sia il tenore, euforia o malessere. Gustare il testo comincia dalle sensazioni che la bocca considera alle sue articolazioni ma anche al proprio ascolto, sensazioni che sono in tutto comparabili alle sensazioni gustative. Occorre arrivare a gustare il testo dalla bocca al bacino compreso, lentamente, convocando tutti i sensi. E’ quando questo gusto del testo mobiliterà tutto il corpo che quest’ultimo potrà essere detto e non gettato.

le livre des exercices _PATRICK PEZIN

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