Una domanda può nasconderne un’altra. Nella sua ingenuità, questa domanda lascia intravedere un altro messaggio (mettiamo ora che un messaggio di domanda valga come una risposta), il quale messaggio può essere così riassunto: la poesia non è quello che voi credete. Converrà quindi rivedere tutto quello che credete di sapere sulla poesia sottoponendo le vostre certezze alla domanda. Dal momento che la poesia non è sempre quello che voi credete (il poeta, che non ci aiuta, si infastidisce molto a dover continuamente spiegare il proprio lavoro – e si imbarazza a doversi definire poeta – ed è, come tutti, fiero del suo non far niente), essa poesia è quindi quello che voi non credete: roba di metrica, versi e rime (ma non sempre); roba letteraria (ma non sempre); letterale (ma non sempre); in un libro (ma non sempre); nel live (ma non sempre); orale (ma non sempre); una musichetta per fischiettare attraverso formule magiche ciò che è ineffabile o quotidiano (ma non sempre); lirica (ma non sempre); sperimentale (ma non sempre); cifrata per natura (ma non sempre); epidermica per vocazione (ma non sempre); comica per natura (ma non sempre); gastrica per necessità (ma non sempre); cerebrale per tradizione (non sempre); difficile per cattiveria (non sempre), ecc. Ecco che, nella sua mostruosa aridità, questa domanda mette su tutto un sistema di piccoli derivatori che mandano alla deriva (il grande compito del derivatore è proprio quello di mandare alla deriva come quello della domanda è di mettere in questione), i quali mandano appunto alla deriva la domanda verso una moltitudine di sottodomande: come? dove? fino a dove? perché? la poesia con che cosa?, ecc., tutte domande che possono fornire risposte alla domanda senza risposta. E che di certo richiamano altre domande. Le buone domande sono delle buone risposte alla domanda cattiva (che diventa buona). Rispondere quindi alle domande che rispondono alla domanda può dare suggerimenti sugli elementi buoni per la risposta. In verità bisognerebbe non rispondere alla domanda ma al perché della domanda. E la risposta a questo perché darebbe senza dubbio delle buone risposte (notate il plurale) alla domanda (notate il singolare). Rimane da rispondere alla domanda sul perché di questa domanda. E poi al perché della domanda sul perché di tale domanda e via di seguito: «Che cos’è la poesia?» Che vuol dire «che cos’è la poesia»?, Che vuol dire «che vuol dire che cos’è la poesia?» e via di seguito.
Fate come se non avessi detto niente.
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