…Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere…
AGGIUNGO MIA NOTA PERSONALE …Io so . Ma non ho le prove . Io so perche’ sono un attore che cerca di immaginare tutto cio’ che non si sa di un personaggio in un dramma come un archeologo ricostruisce una civilta’ da un pezzo di coccio. Tutto cio’ fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio “progetto di drammaturgia”, sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti alle azioni della vita siano inesatti. Credo inoltre che molti altri attori e registi sappiano ciò che so io in quanto attore e drammaturgo delle azioni…
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11 ore fa
2 commenti:
penso che il teatro ancora meglio della parola scritta si presta a inseguire quel che il poeta (nel senso di poiesis, creatore, facitore - indipendentemente dal linguaggio scelto) SA della realtà.
"Io so" è quel che Pasolini, quel che il "poeta" - non grazie a un suo vago "talento" ma grazie al suo sguardo esercitato con duro lavoro - vede e sa intimamente; è il senso profondo o nascosto nelle cose, oltre le cose: l'altro punto di vista sulla realtà (sociale, politica, fisica...). "
Io so" e quindi devo parlare è l'imperativo categorico del "poeta": io so è la scintilla che alimenta lo sforzo poetico, l'essere scrittore o drammaturgo o attore. "Io so" significa non sottrarsi al compito che ci si è dati, quello di parlare, di svelare, di aprire gli occhi.
Lo scrittore dice "io so", il cinema dice "io mostro", il teatro dice "io sono" (perché è facendo, perchè è mimesis). Quindi sostanzialmente tutta questa tirata per dire che mi trovo d'accordo con quanto hai scritto.
(grazie a caterina )
Io so e dunque sono!
Cogito ergo sum diceva Cartesio, e la realtà intorno a lui magicamente prendeva forma. Eppure si tratta di uno scienziato, non di un poeta! Ma allora, la realtà esiste veramente? O è ciò che una mente pensante e sensibile si costruisce attorno?
Cartesio: nemmeno riguardo agli assiomi della matematica e della geometria possiamo sapere con certezza se essi corrispondano effettivamente alla realtà, dobbiamo infatti supporre, spingendo il dubbio all'iperbole, che esista un dio talmente onnipotente da essere ingannatore, un dio che ci inganni anche sulle conoscenze che riteniamo più certe e universali.
Ma allora l'unica cosa veramente esistente è il pensiero che si pone il dubbio e che permette di affermare cogito ergo sum (penso dunque sono), perché se esiste il pensiero, deve esistere anche l'entità che lo esprime.
(e qui Kant grida Ich denke, also bin ich!)
Questo è sicuramente il nesso principale fra i pensatori, scienziati, drammaturghi, attori o poeti che siano: non si possono mai distaccare dalla realtà in quanto sono essi stessi creatori di esistenza. Il linguaggio del teatro in particolare è universale perché comprende molteplici modalità di espressione e pertanto di creazione e ciò rende la realtà teatrale infinita e assoluta.
PS. Però un’attore è senza apostrofo!
Laura
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